Autorizzazione igienico sanitaria

Quando si intraprende un’attività commerciale in cui si trattano alimenti occorre ottenere l’autorizzazione sanitaria.

Cosa si intende per autorizzazione sanitaria

L’autorizzazione sanitaria è un provvedimento della pubblica amministrazione, rilasciato a richiesta degli interessati, che comporta il superamento di una verifica sulle condizioni igienico sanitarie di particolari tipi di attività commerciali: quelle che trattano – con varie modalità e con differenti finalità, come vedremo – le sostanze alimentari. Ottenere l’autorizzazione sanitaria è necessario per tutti coloro che intendano iniziare un’attività commerciale in cui vengano trattati alimenti, sia che questi vengano preparati, manipolati, confezionati, oppure consegnati (anche nel caso in cui siano preconfezionati) o immagazzinati.

Ottenere questa autorizzazione è fondamentale in quanto la produzione, gestione e messa in vendita di sostanze alimentari riguarda la salute pubblica e l’igiene pubblica, la cui garanzia deve essere adeguatamente assicurata e monitorata per tutelare i cittadini acquirenti dei prodotti alimentari e prevenire, evitandoli, danni ai consumatori.

Chi deve richiedere l’autorizzazione sanitaria

Il rilascio dell’autorizzazione sanitaria è necessario per l’esercizio di laboratori di produzione, preparazione, confezionamento, somministrazione e deposito di sostanze alimentari, ed è condizionato dall’accertamento dell’effettiva esistenza – verificata attraverso apposito controllo dall’autorità competente – dei requisiti igienico sanitari, funzionali e di quelli relativi agli impianti previsti dalla normativa nazionale e dai regolamenti vigenti.

Nello specifico, sono tenuti a richiedere l’autorizzazione sanitaria:

  • hotel e agriturismo, nonché i ristoranti (di ogni genere, dalla trattoria alla pizzeria);
  • mense (aziendali, ospedaliere, scolastiche);
  • laboratori artigianali, come ad esempio pasticcerie, panifici, rosticcerie e via dicendo;
  • locali ed esercizi commerciali di ristorazione, inclusi gli esercizi ambulanti e quelli stagionali;
  • locali che prevedano un consumo al banco, come i bar o le birrerie e le enoteche;
  • chiunque venda o somministri alimenti su aree pubbliche, oppure all’interno di strutture ad altro finalizzate, come per esempio cinema o discoteche;
  • magazzini di deposito all’ingrosso di merci alimentari, che verranno poi vendute e distribuite agli esercizi commerciali al dettaglio.

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