“Sindrome da rientro”
Ferie concluse e rientro al lavoro possono minare il benessere psico-fisico dei lavoratori, rendendo la ripresa dopo le vacanze difficoltosa, con frequenti mal di testa, fiacchezza, sonnolenza e stordimenti, situazione nota come “sindrome da rientro”.
Il ritorno alla città, con l’inquinamento che torna a fare da padrone, ci rende particolarmente suscettibili, tra le altre cose, alla qualità dell’aria che respiriamo ogni giorno, e ci si chiede inevitabilmente se questa sia coinvolta nel processo di lenta ripresa.
Quali sono i criteri per definire “pulita” l’aria? In particolare, in un luogo di lavoro, l’aria rappresenta spesso uno degli elementi cardine, in grado di assicurare o, al contrario, compromettere il benessere di chi vi opera. Come valutare, allora, la sua “purezza”?
Inquinanti ambientali
Secondo un Documento INAIL del 2023 “La valutazione della qualità dell’aria nei luoghi di lavoro”, la qualità dell’aria influisce sulla produttività, manifestandosi sottoforma di un maggior numero di errori compiuti nello svolgimento di una determinata attività e in termini di una minor velocità e, di conseguenza, un maggior tempo richiesto nell’esecuzione del compito.
Sono molte le sostanze, di origine diversa, presenti nell’aria che respiriamo, anche a lavoro: alcune sono prodotte dal normale processo di respirazione umana, altre risultano emesse dai materiali presenti, altre ancora vengono introdotte dall’esterno.
Esistono quattro tipologie di sostanze inquinanti in ambienti indoor:
- le sostanze generate dagli occupanti;
- le sostanze generate dai materiali edilizi e di arredo;
- le sostanze generate dalle lavorazioni eseguite;
- le sostanze presenti nell’aria esterna (particolato PM10 o PM2.5, gas/vapori).
Quando le concentrazioni di una o più di queste sostanze sono tali da risultare dannose/pericolose, superando i limiti di legge, il Datore di Lavoro è tenuto alla Valutazione del Rischio per la Salute per esposizioni a Sostanze Pericolose (D.Lgs. 81/2008 Titolo IX). Non è considerata l’esposizione al fumo, che è di fatto vietata nei luoghi di lavoro al chiuso, ai sensi dell’art.51, Legge n.3 del 2003.
Limitazione degli inquinanti
L’aria presente in un ambiente al chiuso è, in ogni caso, lo specchio dell’area geografica in cui viviamo e, spesso, risulta impossibile modificarne la composizione intervenendo direttamente sulle sorgenti outdoor. Tuttavia, in linea di principio, esistono diverse misure di prevenzione per ridurre la concentrazione di un inquinante indoor:
- maggiore diluizione, mediante l’aumento della quantità di aria immessa;
- miglioramento dell’efficienza di ventilazione;
- riduzione della densità di soggetti;
- cambiamento della destinazione d’uso dell’ambiente.
Informazione ai cittadini
La normativa in tema di qualità dell’aria pone un forte accento sull’informazione al cittadino, assegnando alle Regioni il compito di assicurare tale informazione. In quest’ottica, la Regione Piemonte ha da tempo avviato con ARPA la costituzione di un insieme di prodotti informativi specifici, come report periodici, bollettini di previsione del livello di ozono troposferico e indici sintetici, definiti IQA, Indici di Qualità dell’Aria, che forniscono informazioni sullo stato complessivo della qualità dell’aria su un’area territoriale omogenea: https://www.arpa.piemonte.it/temi/aria.
Come valuti l’aria che respiri a lavoro? Hai necessità di conoscere se sono presenti inquinanti aerodispersi?
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